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lunedì 10 giugno 2013

Un unicorno a Palazzo Vecchio!

Una domenica di maggio ho avuto la fortuna di partecipare a una visita guidata a Palazzo Vecchio, e allo "Studiolo di Francesco I". Ci accompagnava l'ottima Giulia Bartolacci, che ci ha coinvolto nelle trame storiche senza annoiarci un attimo!
Attualmente vi si accede dal magnifico Salone dei Cinquecento, anche se in origine era la stanza più privata di Francesco I. Era qui che il figlio di Cosimo I de' Medici e di Eleonora di Toledo, coltivava i suoi interessi scientifici, era infatti un appassionato di alchimia!


 Foto da: museicivicifiorentini.comune.fi.it
Lo studiolo, realizzato e progettato da Giorgio Vasari, era un piccolo ambiente senza finestre, solo con una presa d'aria per il ricambio. Immaginiamoci la meraviglia che doveva suscitare avere il grande privilegio di visitarlo accompagnati dal padrone di casa che mostrava orgoglioso i suoi tesori! 
Ma quali erano questi tesori? Forse i preziosi dipinti che adornano le pareti e la volta? Niente di più errato! 



In realtà i dipinti coprono le armadiature che custodivano i veri tesori della collezione! Vista la sua passione per l'alchimia, Francesco I ci conservava rarità da tutto il mondo, dal cristallo di rocca, allora ritenuta "aria solidificata" a un corno di unicorno! In realtà, adesso sappiano che era un dente di narvalo, ma chissà che meraviglia doveva suscitare ai tempi!  

I dipinti servivano solamente "per segno et per inventario da ritrovar le cose" (sic!). Su ogni lato della stanza è rappresentato uno dei Quattro elementi Aria, Acqua, Terra e Fuoco che, secondo le concezioni filosofiche antiche, costituivano l’universo e, al centro, l’incontro tra Prometeo e Natura. 


Francesco Poppi,
La Natura e Prometeo,
foto da: laroaille.altervista.org
Il Titano, allegoria dell’Artificio umano, riceve dalla Natura una pietra grezza. Questa scena simboleggiava le caratteristiche degli oggetti conservati nello scrittoio, frutto tutti del connubio tra Arte e  Natura. 
Nella parte superiore delle pareti furono collocati  dipinti su lastre di lavagna raffiguranti arti o attività umane e le statue di divinità in stretta correlazione con l’elemento corrispondente.  
Nella parte inferiore furono disposti venti armadi, le cui ante dipinte alludevano sia ai soggetti raffigurati nella fascia superiore, che agli oggetti conservati negli armadi. 


Per esempio, sulla parete dedicata all’Acqua ci sono immagini relative alla pesca delle perle e delle balene, mentre su quella del Fuoco sono raffigurate scene sulla fusione dei bronzi, sulla lavorazione del vetro e dei metalli preziosi. Queste ultime erano attività care al granduca Francesco, così appassionato di alchimia da farsi ritrarre nel dipinto "Gli Alchimisti". 

Purtroppo, la pur splendida stanza che vediamo oggi è stata ricreata a partire dal 1920, solo la volta a botte è semore stata lì! Poco dopo la morte di del granduca, lo studiolo fu smantellato e le opere che lo decoravano vennero disperse tra le varie raccolte di opere d'arte della città, Uffizi, Palazzo Pitti, ecc. Addirittura, negli anni questo spazio venne usato per la rimessa della legna prima di essere "ricostruito".

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