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giovedì 28 novembre 2013

“Andy Warhol: una storia americana” a Palazzo Blu a Pisa

Finalmente sono riuscita a visitare la mostra Andy Warhol: una storia americana” a Palazzo Blu a Pisa. E' un'esposizione di oltre 150 opere che sarà aperta fino a domenica 2 febbraio 2014.
Non vado pazza per l'arte moderna ma, a pelle, Warhol mi è sempre piaciuto. Sicuramente per le frequentazioni che ha avuto con il mondo della musica. Abbiamo avuto il piacere di farci guidare da Luca C.
Palazzo Blu ci permette anche di buttare un'occhiata sul lungarni illuminati dal tramonto, che fa sempre bene! All'inizio trovo un po' spiazzante che il guardaroba sia self service (positivo: è gratis, negativo: non tutto sanno gestirsi e ci sono armadietti vuoti ma inutilizzabili perché senza chiave) e posizionato all'interno della mostra ma subito prima dell'uscita. Trovo altrettanto singolare che foto scattate all'interno della mostra siano accettate al contest promosso dall'organizzazione quando c'è il divieto di fare foto! Mah! Le foto che accompagnano questo post sono tratte quindi dal contest.
All'inizio veniamo accolti da un autoritratto di Andy Warhol stesso, come un virgilio che ci guiderà nel nostro viaggio per vedere il mondo attraverso i suoi occhi, nonostante abbia appuntato un badge con scritto VISITOR proprio sulla giacca!Guida e spettatore al tempo stesso!
Mi ha fatto piacere sapere che i genitori avessero colto le inclinazioni artistiche e lo avessero spinto a coltivarle. Non lo davo per scontato, lieta di essermi sbagliata. 

Si passa poi subito ai papaveri. E' una serie di riproduzioni di una foto altrui, colorata vivacemente, al positivo, osando anche sbavare e scontornare le forme. 




Poi si impone alla nostra attenzione un'opera di notevoli dimensioni, con il simbolo del dollaro colorato su un blu petrolio che ha un aspetto grottesco, quasi fumettistico. 




Vederlo così, fuori misura, con colori e grafica diversi dalla sua rappresentazione classica, fa un effetto straniante.
Subito dopo passiamo alle "sculture". Non ci sono marmi o legni pregiati, solo riproduzioni fuori scala del detersivo "Brillo", la cui confezione già aveva un carattere fumettistico e colori patriottici. Ancora un oggetto di uso quotidiano moltiplicato e amplificato. 
Poco più avanti ci attende la famosa serie delle zuppe Campbell, ripetute e riprodotte all'infinito, ma prima il mio sguardo viene catturato da un inatteso arazzo in tessuto che riproduce in colori psicadelici, quasi ma non fluo, la zuppa al pomodoro. Ecco un'opera che mi porterei volentieri a casa!




Warhol riprodusse le lattine di zuppa in così tante versioni che è anche esposto un abitino confezionato con stoffa stampata con quel motivo!






Una serie di ritratti dell'artista ci accompagna al piano di sopra. Sono foto di piccolo formato, che ne testimoniano la trasformazione en travesti. Con una parrucca, con un'altra, rossetto, ciglia finte, prima e dopo. E' sempre la stessa persona? E' cambiato qualcosa? Che cosa? Il suo sguardo o il nostro? 




Al piano di sopra veniamo colti un po' alla sprovvista dal tema della morte. Una sedia elettrica riprodotta e colorata in modo da farle perdere quell'aura terribile, che diventa innocua. Una serie di ritratti di delinquenti o presunti tali, "most wanted", teschi, coltelli, corpi offesi, come quello di Warhol che mostra le cicatrici degli interventi necessari dopo aver ricevuto due pallottole che lo hanno quasi ucciso. 



Oggi il teschio è di gran moda, non è più appannaggio dei pirati, ha acquisito una valenza di grintosa rivalsa sulla morte, viene riprodotto con glitter e lustrini. Mi chiedo cosa potesse pensare il cittadino medio di un' opera come questa alla fine degli Anni '60. Un teschio che non ha solo dimensioni ragguardevoli ma ha colori sgargianti e vivi, con le pennellate evidenziate dall'eccesso di tinta. 
Non sapevo che il celeberrimo ritratto di Marilyn Monroe fosse tratto da una foto pubblicitaria di Gene Korman per il film "Niagara", del 1953.


Foto da: adoreclothings.blogspot.it
Certo è che queste serigrafie, quasi infinite, come da una catena di montaggio, con i loro colori vivaci, in combinazioni e con definizioni sempre diverse, fanno in modo che le immagini siano sempre le stesse, ma sempre diverse l'una dall'altra, hanno contribuito a saldarne il mito dell'immaginario collettivo.




Scavalchiamo una Liz Taylor viva e diva, ma malata, quindi attinente alla morte e passiamo, con un collegamento che c'era anche "in vita", alle opere influenzate dalla morte del Presidente USA John F. Kennedy. Che non passano dalle immagini di Kennedy stesso ma da quelle della vedova, Jaqueline. Illustrare il dolore e la morte non mostrando la vittima principale, ma la sua sposa, subito prima della sparatorie e ai funerali, ritratta in nero ma usando solo un colore uniforme, un lavanda o un carta da zucchero. 




Si accede a una sala con una impressionante composizione di serigrafie di Mao Tse-tung, prodotta nel 1972 in occasione della ripresa dei rapporti diplomatici tra Cina e Usa. E' davanti a questa opera, più che di fronte ad altre, che ho capito come il colore e la presenza del nero cambino la percezione del soggetto. In alcuni lo vedo clownesco, in altri sornione. Spesso Warhol ha aggiunto delle pennellate nere attorno alla figura, come a voler scrivere degli ideogrammi.
Nella stessa sala sono presenti sia un altro Kennedy, Edward, che un favoloso Richard Nixon. Sotto l'immagine, dipinta in modo che Nixon sembri il villain, il cattivone di un fumetto, tipo Batman, Warhol scrive: Vote McGovern, il candidato democratico!




Scopriamo che Andy Warhol è venuto più di una volta in Italia. Durante un soggiorno a Napoli viene svegliato da una scossa di terremoto che lo impressiona molto. Da qui la serie "Vesuvio". Che ha una resa tanto fumettistica che ricoda molto il Fujiyama, la cui sagoma è spesso presente nei manga giapponesi. 

La mostra si chiude con alcuni autoritratti. Il volto che si confonde con la propria ombra. L'ultima opera che ricordo è un grande quadro in cui 10 personaggi popolarissimi e rappresentativi della cultura pop (la Mamy di "Via col Vento", Greta Garbo come Mata Hari, Babbo Natale, Topolino, Howdy Doody, la Strega dell'Ovest, Dracula, Superman, lo Zio Sam e lo stesso Warhol) si moltiplicano, cambiano rimanendo uguali. Tranne l'ultimo quadrato in basso a destra, dove l'autoritratto dell'ombra scompare diventando un quadrato di colore uniforme.





La mostra è finita, il corridoio è rivestito da carta da parati con delle mucche gialle su fondo blu e in un paio di bacheche sono esposte riviste, copertine di dischi e altri oggetti di uso comunissimo che riportano le opere di Warhol. 
E' ovvio che non mi intendo di arte, ma mi intendo di emozioni, come tutti. E dall'alto del mio non intendermene, consiglio a tutti una visita.

Organizzata dalla Fondazione Palazzo Blu, in collaborazione con Gamm Giunti, la mostra “Andy Warhol: una storia americana” sarà aperta fino al 2 febbraio.
Lungarno Gambacorti 9, 56125. Tel. 050 220 46 50  info@palazzoblu.it
ORARI (la biglietteria chiude un’ora prima):
Lunedì – venerdì 10.00 – 19.00
Sabato – domenica 10.00 – 20.00
Laboratori didattici : 050 220.46.50 – info@palazzoblu.it
Prenotazioni e visite guidate: numero verde gratuito 800.144.385 o da telefono cellulare 050 891.349
Il biglietto costa al massino 10,00 euro con audioguida e ci sono le solite tariffe ridotte per varie cateorie.

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